domenica 9 ottobre 2011

LA FORESTA DEGLI AMORI PERDUTI di Carrie Ryan

Nel mondo di Mary ci sono delle semplici verità. La Congregazione delle Sorelle sa sempre cos'è meglio. I Guardiani proteggono e servono. Gli Sconsacrati non cederanno mai. E bisogna sempre sorvegliare il recinto che circonda il villaggio. Il recinto che protegge il villaggio dalla Foresta degli amori perduti e da coloro che la abitano, gli Sconsacrati. Ma poco a poco le verità di Mary crolleranno. Imparerà cose che non avrebbe mai voluto sapere sulle Sorelle e sui loro segreti, sui Guardiani e sul loro potere. E quando il recinto verrà aperto e il suo mondo cadrà nel caos, conoscerà gli Sconsacrati e il loro mistero. Dovrà scegliere tra il villaggio e il proprio futuro, tra colui che ama, Travis, e chi è innamorato di lei, Harry, il fratello maggiore di Travis. E dovrà affrontare la verità sulla Foresta degli amori perduti e sul destino di sua madre, sparita anni prima. Può esserci vita al di fuori di un mondo circondato da così tanta desolazione? Si può continuare ad amare in una situazione di continuo pericolo?

Mentre sto finendo di leggere il magistrale "On writing. Autobiografia di un mestiere" dell'insuperabile Stephen King che mi regala mille suggestioni, nel frattempo ho anche finito "La foresta degli amori perduti" di Carrie Ryan, libro che ho comprato per un impulso improvviso l'ultima ora di Pordenonelegge.it catturata da un incipit particolare che parlava dell'oceano.
La scrittura di Carrie è inappuntabile: precisa e chirurgica, senza sbavature, senza cadute di stile, senza ghirigori. Pochissime concessioni al lirismo - contate sulla punta delle dita - e nessuna forma barocca, aggettivi o avverbi fuoriposto. Agota Kristoff avrebbe apprezzato. La storia, come la scrittura, è cruda e diretta, va dritta allo stomaco ed è foriera sicuramente di argomenti nuovi, di una certa originalità. Però l'autrice ci impedisce di essere veramente coinvolti, ci regala solo momenti di un presente che vorremmo allargare, estendere, come se la sua macchina fotografica fosse bloccata e non potesse girare a 360 gradi, ma si trovasse ferma, piazzata su un muretto e potesse registrare solo quello che le accade davanti. Così non sappiamo perché a Mary, la protagonista, piacesse così tanto Travis, il fratello di Harry, l'unico a condividere la speranza di raggiungere l'oceano; non sappiamo cosa è accaduto veramente all'umanità per ridurla a questo stato - assediata dagli Sconsacrati, sorta di zombie inarrestabili -; non sappiamo bene cosa facessero le Sorelle, fondatrici del villaggio e protrettrici della pace in nome di un dio non meglio specificato;  non sappiamo cosa ha realmente fatto Mary la sera prima del vincolo - sorta di matrimonio - con il suo promesso sposo, non Travis ma suo fratello, Harry, con le mani molli d'acqua che la prendevano dentro al torrente... Insomma viviamo il qui e l'ora assieme alla protagonista, ma non abbiamo sufficienti elementi per appassionarci alle sue scelte e per capire cosa la muove. Ecco un esempio di show don't tell in cui si mostra troppo poco. E il lettore si ritrova distante dalla pagina ad apprezzare un bel romanzo che sarebbe potuto decollare. Sigh.

Consigliato a chi: ama la scrittura asciutta e le storie forti. Con una spruzzatina horror.
Voto (da 0 a 5): 3 e mezzo.
Curiosità: Nella fascetta si parla di una lotta tra i vampiri e gli sconsacrati. Indicazione davvero assurda e fuorviante: non c'è assolutamente nessun vampiro (per fortuna, non se ne può davvero più) in questa storia.

Nessun commento:

Posta un commento