domenica 30 ottobre 2011

IL GIARDINO DEGLI ETERNI. Dolce veleno di Lauren DeStefano

Rhine ha sedici anni ed è bellissima. Ma è condannata a un destino terribile: morirà il giorno del suo ventesimo compleanno. E, come lei, tutti i ragazzi che vivono sulla Terra in un futuro non troppo lontano. Nel tentativo di trovare una cura per il cancro, infatti, un gruppo di scienziati ha finito per condannare la razza umana a una vita brevissima: vent'anni per le donne e venticinque per gli uomini. Anche l'avvenenza di Rhine rappresenta un pericolo: in questo mondo in decadenza, le ragazze più belle vengono rapite e date in spose ai Governatori, una casta di uomini ricchi e potenti. Rinchiusa in una lussuosa dimora, Rhine passa i suoi giorni pensando a un modo per scappare e tornare alla libertà. Soprattutto da quando ha scoperto che la gabbia dorata in cui è prigioniera nasconde uno sconvolgente segreto: nei sotterranei vengono compiuti agghiaccianti esperimenti sugli esseri umani. Nel suo folle piano di fuga, sarà aiutata da un affascinante coetaneo incontrato durante la sua reclusione. Ma il tempo stringe e la libertà sembra sempre più lontana...

Un tema distopico che mi ha incuriosito subito. Avevo letto sul sito della Newton le prime 20 pagine (l'estratto proposto) e la lettura mi aveva preso, così sono andata in cerca del libro.
Il giardino degli eterni ha una scrittura asciutta e veloce, senza ricami né indulgenze. Non brillante ma neppure troppo scarna, adatta a questo tipo di storie.
La protagonista Rhine - dal fiume Reno - è caparbia e dura, e mente con il sorriso. Ma di lei il lettore viene a sapere troppo poco di ciò che pensa e di come ha vissuto la sua vita prima di essere rapita e diventare una sorella-sposa. Perciò l'empatia che si prova per Rhine fatica a crescere e il libro non riesce a coinvolgere.
La descrizione di questo mondo del futuro è sommaria, con pochi dettagli e molte incongruenze, tanto che a volte lo scenario proprio non sta in piedi.
I personaggi sono descritti troppo sommariamente, non c'è un vero e proprio approfondimento psicologico e i cattivi sono troppo cattivi.
La trama si rivela davvero esile: si racconta solo del tentativo di fuga di Rhine e del suo cuore diviso tra Gabriel - il giovane inserviente di cui si viene a sapere troppo poco perché ci possa apparire simpatico - e Linden, lo sposo imposto tenuto all'oscuro da tutte le macchinazioni e pertanto ingenuo e buono.
Infine la conclusione è precipitosa e poco credibile.
Un peccato perché l'idea di fondo era originale e la scrittura poteva reggere. Invece tutto rimane appiattito e distante. E sapere come va il seguito ha davvero poca attrattiva.

Consigliato a chi: ama i romanzi distopici ma non ha voglia di impegnarsi troppo nella lettura.
Giudizio (da 0 a 5): 2.
Curiosità: ha una copertina davvero assurda. I segni grafici inquadrati non hanno nessun senso. Dell'autrice ci viene detto pochissimo. Il titolo originale era più fedele alla storia anche se meno evocativo di quello italiano: "The chemical garden".

mercoledì 19 ottobre 2011

SONO NEL TUO SOGNO di Isabel Abedi


 Aveva sentito come una lacrima, una lacrima insopprimibile, come se qualcuno le avesse strappato un capello con una pinzetta. Quel che resta a Rebecca, sedici anni, mamma ad Amburgo e papà a Los Angeles, è una strana sensazione di vuoto e di paura. Ma poi Lucian salta fuori dal nulla: un ragazzo senza un passato, uno che non sa chi è né ricorda da dove viene. Un tipo strano e bellissimo e che dà a Rebecca la rassicurante impressione di non essere più sola...

Isabel ha una prosa molto piacevole, curata, elegante, coccolante. Un modo di narrare serio per un genere che spesso viene maltrattato o con scritture troppo veloci e ritmate - per seguire la suspense e alimentarla - o con scritture troppo elaborate - per non fare la figura degli scrittori di genere che scrivono male perché "è più importante la trama"... Però "Sono nel tuo sogno" alla fine dei conti non mi ha illuminato, non mi ha provocato grandi emozioni. E neppure mi ha invogliato a leggerlo fino a tarda notte per sapere come andava a finire. E' stata, insomma, una lettura gradevole, ma niente di più.
La trama è abbastanza originale (non ve la racconto per non spoilerare, sappiate solo che NON PARLA DI VAMPIRI, deo gratias!) ma alcuni passaggi sono mal curati, troppo bruschi o con espedienti narrativi un po' banalizzati. Quando si scrivono storie che hanno a che fare con il soprannaturale il difficile sta proprio nel far apparire ciò che si narra molto realistico, senza che scada nel ridicolo, e nel non far dubitare il lettore. Tutto insomma deve sembrare lecito ma anche plausibile se non verosimile. Plausibile all'interno di quella storia, ovviamente. Quindi le giustificazioni per alcuni comportamenti strani dei personaggi o certi passaggi della trama, devono essere buone e passare quasi inosservate. Qui a volte non avviene e il senso di estraniamento del lettore dalla vicenda narrata è forte.
Lo svolgimento si basa tutto sulla storia d'amore e sulla magia. Non ci sarebbe nulla di male, ma le parti di azione sono troppo poche e lo struggimento della protagonista o le "pagine felici" (quando si concretizza l'amore) non appagano il lettore.
Insomma, peccato. Gli strumenti fondamentali per costruire un buon libro c'erano - buona scrittura, una buona idea e anche abbastanza originale - ma il romanzo non riesce comunque a convincere completamente.
Molto intrigante invece il titolo e la copertina. Una buona scelta di marketing editoriale.

Consigliato a chi: cerca una storia romantica, non impegnativa.
Giudizio (da 0 a 5): 3
Curiosità: la scrittrice è tedesca, di Amburgo. Il libro è ambientato in parte in Germania, in parte in America. La parte più bella però è quella in Germania. Il libro ha avuto moltissimo successo in Germania (più di 100.000 copie ed è rimasto in classifica per moltissimo tempo). L'autrice ha pubblicato finora libri per bambini. Nei ringraziamenti allude a una cospicua partecipazione dell'Editor per migliorare e rendere più efficace il libro.

giovedì 13 ottobre 2011

ON WRITING. Autobiografia di un mestiere di Stephen King


Il Re rimane sempre il Re. C'è poco da fare. Credo che Stephen King potrebbe scrivere anche l'elenco telefonico e sarebbe comunque interessante. Ho appena finito di leggere, tra un romanzo e l'altro, On writing. Autobiografia di un mestiere, del nostro Steve-O. Ebbene, non posso gridare al capolavoro, ma alcune pagine sono davvero illuminanti e uniche. Come sempre King ha una prosa brillante, informale ma curata al dettaglio, capace di creare - anche in un soggetto come questo, piuttosto tecnico - immagini vivide e interessanti. Ha davvero una dote unica.
Non lo si può paragonare ad altre "fabbriche di best-seller" perché la sua scrittura è davvero particolare e diversa. Nei suoi romanzi infatti è capace di entrare nella testa dei personaggi in un modo che raramente ho visto fare in letteratura. E' come se fosse nascosto nelle pieghe della loro anima e da lì ci raccontasse gli angoli più oscuri o più limpidi di ciò che vede. 
Ma veniamo a questo libro. Tratta del mestiere di scrivere, mestiere a cui pochi eletti hanno accesso. Perché per lui coloro che praticano questo mestiere sono quelli che riescono a vivere scrivendo, dedicandosi anima e corpo alla scrittura. Oggi in Italia, soprattutto, ci sono davvero pochi scrittori a tempo pieno. Credo si possano contare sulla punta delle dita. La letteratura non paga, o paga poco.
Il suo libro non terrorizza e allo stesso tempo non rende semplicistico lo scrivere. Serve sacrificio, volontà e dedizione. Ma, se è ciò che si ama fare (e possibilmente anche ciò per cui si è nati...) tutto diventa più facile.
King parte dalla sua autobiografia, raccontandoci nella prima parte del libro come si è avvicinato alla scrittura, gli eventi della sua vita che più l'hanno segnato, come è riuscito a farsi pubblicare il primo racconto e via dicendo. Nella seconda parte invece il libro si fa meno discorsivo e leggermente più tecnico, iniziando a parlare, finalmente, di scrittura. Si aprte dagli strumenti necessari - la borsa degli attrezzi - all'ispirazione, alla gestione dell'idea - che secondo Stephen esiste già prima dello scrittore, è solo da svelare, lavorando con gli attrezzi giusti, come se fosse un reperto archelogico sepolto e lo scrittore, trovandolo, cercasse di riportarlo alla luce con molta attenzione... -, agli stili, il linguaggio, i dialoghi, i retroscena, le correzioni... Fino a come pubblicare.
C'è molto ma non c'è tutto. E tuttavia le cose principali che un neofita della scrittura - ma anche chi pratica quest'arte da tempo - può cercare in un libro così. Per una volta siamo invitati con lui nel suo backstage. Ci porta per mano nella sua camera oscura, e i suoi "segreti" sono del tutti umani. 

Consigliato a chi: vuole affinare le proprie arti, oppure entrare di più nel mondo di SK.
Voto (da 0 a 5): 5
Curiosità: nel libro si racconta anche il terribile incidente capitato al Nostro nel 2006. E' incredibile come, nel raccontarlo, riesca a far ridere...

domenica 9 ottobre 2011

LA FORESTA DEGLI AMORI PERDUTI di Carrie Ryan

Nel mondo di Mary ci sono delle semplici verità. La Congregazione delle Sorelle sa sempre cos'è meglio. I Guardiani proteggono e servono. Gli Sconsacrati non cederanno mai. E bisogna sempre sorvegliare il recinto che circonda il villaggio. Il recinto che protegge il villaggio dalla Foresta degli amori perduti e da coloro che la abitano, gli Sconsacrati. Ma poco a poco le verità di Mary crolleranno. Imparerà cose che non avrebbe mai voluto sapere sulle Sorelle e sui loro segreti, sui Guardiani e sul loro potere. E quando il recinto verrà aperto e il suo mondo cadrà nel caos, conoscerà gli Sconsacrati e il loro mistero. Dovrà scegliere tra il villaggio e il proprio futuro, tra colui che ama, Travis, e chi è innamorato di lei, Harry, il fratello maggiore di Travis. E dovrà affrontare la verità sulla Foresta degli amori perduti e sul destino di sua madre, sparita anni prima. Può esserci vita al di fuori di un mondo circondato da così tanta desolazione? Si può continuare ad amare in una situazione di continuo pericolo?

Mentre sto finendo di leggere il magistrale "On writing. Autobiografia di un mestiere" dell'insuperabile Stephen King che mi regala mille suggestioni, nel frattempo ho anche finito "La foresta degli amori perduti" di Carrie Ryan, libro che ho comprato per un impulso improvviso l'ultima ora di Pordenonelegge.it catturata da un incipit particolare che parlava dell'oceano.
La scrittura di Carrie è inappuntabile: precisa e chirurgica, senza sbavature, senza cadute di stile, senza ghirigori. Pochissime concessioni al lirismo - contate sulla punta delle dita - e nessuna forma barocca, aggettivi o avverbi fuoriposto. Agota Kristoff avrebbe apprezzato. La storia, come la scrittura, è cruda e diretta, va dritta allo stomaco ed è foriera sicuramente di argomenti nuovi, di una certa originalità. Però l'autrice ci impedisce di essere veramente coinvolti, ci regala solo momenti di un presente che vorremmo allargare, estendere, come se la sua macchina fotografica fosse bloccata e non potesse girare a 360 gradi, ma si trovasse ferma, piazzata su un muretto e potesse registrare solo quello che le accade davanti. Così non sappiamo perché a Mary, la protagonista, piacesse così tanto Travis, il fratello di Harry, l'unico a condividere la speranza di raggiungere l'oceano; non sappiamo cosa è accaduto veramente all'umanità per ridurla a questo stato - assediata dagli Sconsacrati, sorta di zombie inarrestabili -; non sappiamo bene cosa facessero le Sorelle, fondatrici del villaggio e protrettrici della pace in nome di un dio non meglio specificato;  non sappiamo cosa ha realmente fatto Mary la sera prima del vincolo - sorta di matrimonio - con il suo promesso sposo, non Travis ma suo fratello, Harry, con le mani molli d'acqua che la prendevano dentro al torrente... Insomma viviamo il qui e l'ora assieme alla protagonista, ma non abbiamo sufficienti elementi per appassionarci alle sue scelte e per capire cosa la muove. Ecco un esempio di show don't tell in cui si mostra troppo poco. E il lettore si ritrova distante dalla pagina ad apprezzare un bel romanzo che sarebbe potuto decollare. Sigh.

Consigliato a chi: ama la scrittura asciutta e le storie forti. Con una spruzzatina horror.
Voto (da 0 a 5): 3 e mezzo.
Curiosità: Nella fascetta si parla di una lotta tra i vampiri e gli sconsacrati. Indicazione davvero assurda e fuorviante: non c'è assolutamente nessun vampiro (per fortuna, non se ne può davvero più) in questa storia.