sabato 24 settembre 2011

CUORE NERO di Amabile Giusti

A diciassette anni ci si può imbattere nel vero amore? E ciò che si chiede Giulia quando quel sentimento irrompe nella sua vita. Prima di allora era una ragazza indipendente, segnata dal burrascoso divorzio dei genitori, con una visione tutt'altro che romantica dei rapporti sentimentali. Finché non si prende una cotta tremenda per Max, un compagno di scuola, e la sua razionalità inizia a vacillare. Lei, di solito brillante e decisa, si sente stupida e confusa. Eppure lui è fin troppo pieno di sé, non il suo tipo, anche se è terribilmente attraente, e Giulia fa di tutto per reprimere le proprie emozioni e dimenticare la loro breve, insignificante storia. Una sera, mentre porta a passeggio il cane, incontra Victor, un ragazzo dall'accento francese che, sbucato dal nulla, le dice di essersi trasferito a Palmi da poco con la madre e la sorella. Biondi e pallidissimi, i tre sembrano avvolti da un mistero: escono solo di notte e abitano nella Villa dell'Agave, una vecchia casa dalla fama sinistra. Da quel momento, inaspettatamente, Max ricomincia a corteggiarla, e non solo: fa di tutto per metterla in guardia da Victor, come se sapesse qualcosa sul suo conto che non può rivelarle. Come mai i due si conoscono? Perché si detestano? Cosa nascondono entrambi? Trascinata da una passione irrefrenabile, Giulia piomberà in un mondo che credeva relegato alla leggenda e alla fantasia, un mondo abitato da esseri misteriosi assetati di sangue, che attraversano i secoli lottando per sopravvivere.

Ho comprato "Cuore nero" invogliata da una recensione in rete che ne elogiava il finale, definendolo originale e un po' inquietante... lasciando grande spazio alla mia immaginazione che aveva iniziato a veleggiare costruendo mondi e illusioni. L'ho acquistato pensando che fosse un Adult, tutto infatti faceva presagire che lo fosse: la copertina, un po' maliziosa e seducente, la casa editrice - Dalai non pubblica YA mi sembra, ma se mi sbaglio correggetemi - e la collana, dove facevano bella mostra di sè nomi di scrittori che non sono conosciuti per aver scritto Young Adult. Invece, sin dalle prime pagine, mi sono accorta subito che si trattava proprio di un YA. La frustrazione legata a questa scoperta è stata aggravata da una scrittura che all'inizio trovavo molto fastidiosa - troppi rimandi e occhiatine a cliché tutti italiani del mondo dello spettacolo e della cultura, da "Tre metri sopra al cielo" a Gianmaria Testa ecc., uno stile nell'inallare le parole e nel formulare le frasi che mi sembrava un po' datato, troppo "tradizionalista" - e da una protagonista che mi appariva troppo bambina nell'Italia di oggi dove le diciassettenni sono ormai delle piccole donne.
Dunque, prima impressione: delusione e fastidio. Però.
Però la storia non mi mollava, non riuscivo ad abbandonare il libro, a smettere di leggere come dicevo che volevo fare ogni tre pagine. E poi, superato lo scoglio iniziale - più o meno dopo pagina 150 - e dopo essermi accorta che sì, è un YA ma è assolutamente leggibile (e godibile) anche da una trentasettenne come la sottoscritta, sono stata letteralmente risucchiata dalla trama e presa dai personaggi. E ho iniziato a vedere bene tutti i lati positivi di questo libro.
Innanzitutto la fluidità: il libro scorre bene sempre, non ha momenti noiosi né cali di ritmo. Poi la complessità dell'intreccio: davvero originale la storia, molto ben elaborata, diluita nel tempo e nell'ampiezza del romanzo - che ha una mole non trascurabile, come piace a me: se sono belli più sono grossi più sono contenta, perché non mi lasciano subito...
Poi la capacità, davvero notevole dell'autrice, di caratterizzare bene i personaggi e di mantenerli coerenti a se stessi sempre, in ogni situazione.
Poi l'abilità nell'inventare dialoghi fulminanti, ironici, briosi e molto verosimili.
E infine il pregio migliore di tutto il libro: il finale.
Dopo una trama molto romantica e "favolistica", interrotta solo qualche volta da scene di azione forti e violente che bilanciano un po' la stucchevolezza, temevo molto infatti che il libro virasse verso una conclusione da romanzetto rosa per adolescenti. E invece non è accaduto.
Il finale è sul filo del rasoio, avvincente, con azione, spazio ai sentimenti e - ovviamente - un po' di spargimento di sangue. E, soprattutto, ha quella dose di "sospensione" che piace a me, lasciando intravvedere che al giorno d'oggi i finali a lieto fine - completamente a lieto fine - non possono esistere. L'autrice suggerisce invece una possibilità grigia, non del tutto nera nè del tutto bianca, una prateria desolata dove lasciar pascolare le proprie speranze facendo attenzione che non scivolino nel nero abisso...

Voto (da 0 a 5): 4.
Consigliato a chi: ama le storie ben costruite, con una buona dose di suspense, un po' di sano romanticismo e un finale che fa riflettere. I protagonisti maschili misteriosi e sfuggenti, le protagoniste femminile testarde e divertenti.
Curiosità: l'autrice è un architetto calabrese poco incline evidentemente alle aule del tribunale e più a crogiolarsi in una dimensione parallela con la propria fantasia. Per chi volesse approfondire la conoscenza del libro ecco qui il sito ad hoc http://cuorenero.amabilegiusti.it/ Prima di "Cuore nero" Amabile ha scritto un romanzo di tutt'altro tenore, con una protagonista sempre adolescente però. Si intitola "Non c'è niente che fa male così", pubblicato per la Tartaruga edizioni.

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