lunedì 9 aprile 2012

Leggendo The Mokingjay sul Kobo

Vorrei dedicare questo post alla mia prima esperienza con un ereader fatta grazie al mio collega Luca, già ebook dipendente, che mi ha prestato l'oggetto (un Kobo) per leggere la terza e ultima puntata di Hunger Games - The Mokingjay. La recensione del libro di Suzanne Collins verrà dopo.
Premetto che nutrivo molti pregiudizi sul mezzo. Sono una forte lettrice (pare che dovrei dire fortissima, perché i lettori forti leggono solo 10-12 libri l'anno...) da ben 27 anni e il libro per me va oltre il suo contenuto - che rappresenta tuttavia la principale ragione per cui si acquista. Il libro è anche il carattere con cui è scritto, la gabbia delle pagine, gli occhielli, il colophon, la scelta grafica della posizione di eventuali apparati, la copertina, il lettering del titolo, la quarta di copertina... E poi, da perfetta feticista della carta, per me il libro ha quel non so che, quella magia che nasce dal rituale di sfogliare le pagine, di annusarle, di piegarle per segnare a che punto si è arrivati; il fatto che sia poi in qualche modo plasmato dalla nostra lettura, assorba i momenti a lui dedicati (e la sabbia del mare, il cioccolato delle mani sporche, gli spruzzi d'acqua se si legge in vasca...) e la storia si arricchisca anche del nostro ricordo. Perché poi, finita la lettura, la trama sbiadisce a poco a poco nella nostra memoria, sopravvive solo il suo contenitore e le emozioni forte a esse associate. Dei libri dell'adolescenza (quelli più importanti) infatti ci si ricorda questo: il contenitore al dettaglio (il colore della copertina, i particolari dell'illustrazione, il tipo di carattere, lo spessore...) e del contenuto le emozioni che ci ha scatenato. Ora mi chiedo: leggendo un libro con un ereader... su cosa esattamente ancoreremo le nostre emozioni?
Questi sono tutti gli elementi (e sono molti, troppi da superare per un ebook) a favore del libro. Poi però l'esperienza della lettura digitale è stata sorprendente soprattutto dal punto di vista pratico: l'ebook si legge molto comodamente a letto (a differenza di un libro),
si può ingrandire il carattere (anche se poi accadono quelle cose spiacevoli per cui si ritrovano le virgolette di chiusura battuta a capo da sole, o il punto di fine frase isolato dal resto... "incidenti" che ti estraniano per un attimo dal coinvolgimento della storia e ti portano a pensare al supporto), lo strumento si spegne velocemente o addirittura si può lasciare in standby, si può leggere  quando si è da soli al ristorante senza preoccuparsi del galateo (sembra un tablet o un cellulare ed entrambi, a differenza del libro, sono tollerati perché richiamano l'idea che si stia lavorando... e anche a me però sembrava veramente di lavorare, e un po' di magia se ne andava in questo), ingombra poco, pesa poco e gli ebook costano molto meno dei libri (caratteristica che ha il suo perché).
I sostenitori degli ebook dicono che, il loro diffondersi, aiuterà il libro a purificarsi, a liberarsi di mille orpelli e delle ingannevoli strategie di marketing, a privilegio della storia, che diventerà protagonista. Ma io, che  lavoro in ambito editoriale, non riesco a pensare a una storia separata dal suo contenitore, senza tutte quelle piccole e grandi scelte che una casa editrice fa per confezionarla al meglio. E' come un regalo senza pacchetto e senza sorpresa... mancherebbe qualcosa per scaldarla, per renderla più appetitosa. Mi dicono che questo è un problema tutto mio, che è un fatto generazionale: chi si abituerà a leggere i libri così, non sentirà la mancanza dei contenitori, del profumo delle pagine, delle copertine... E poi i giovani sono molto più abituati di noi ad usare vari supporti per fare le stesse cose, e i cellulari o i pc per loro sono sinonimo di divertimento, non di lavoro.
Non lo so, mi sembra che, senza tutto questo, il libro diventerà più povero e le storie brilleranno di meno. E poi, a parità di comodità, le emozioni del libro cartaceo vincono sicuramente. Almeno per me.
Ora l'ereader giace spento in ingresso, in attesa di essere restituito al suo legittimo proprietario, e un libro di carta ha già sostituito il suo gemello digitale sul mio comodino. Mi do ancora un po' di tempo per pensarci, però, al momento, scelgo il libro, scelgo l'emozione.

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