venerdì 1 marzo 2013

ODYSSEA di Amabile Giusti


Se potesse, Odyssea, sedici anni e nessuna bellezza, chiederebbe molte cose a sua madre. Ad esempio perché da anni sono costrette a vivere come fuggiasche, senza una meta, una casa stabile e, soprattutto, senza un padre. Finché in una tiepida notte d'estate, attraversando un varco incantato nascosto nel bosco, sua madre la riporta a Wizzieville, dove è nata, e lei scopre di appartenere a una cerchia di persone speciali, dotate di rari poteri. Incredula, Odyssea si immergerà in un mondo intriso di magia, dove ogni esperienza - per lei che è sempre vissuta lontano da tutto e da tutti - ha il sapore della prima volta, ma si accorgerà presto, suo malgrado, che dietro la facciata idilliaca e fatata di Wizzieville brulica il Male. Un nemico sanguinario - lo stesso che ha ucciso suo padre dodici anni prima - perseguita la sua famiglia da generazioni ed è tornato sotto mentite spoglie per attuare il suo crudele disegno. Mentre la paura di non essere in grado di gestire i propri poteri arriverà a farle rimpiangere la vita fuori di lì - senza amicizie, né legami né radici - e a temere per l'incolumità di chi ama, terribili, inconfessabili incubi la assaliranno come artigli di un doloroso passato. Come se non bastasse, l'amore la coglie di sorpresa. Il misterioso e impavido Jacko, un giovanotto di poche parole che, a differenza di tutti gli altri, la tratta senza solennità e cerimonie, entra nella sua vita e devasta il suo cuore inesperto. Ma come mai tutti lo temono e lo disapprovano? 

Il sentimento che più mi ha accompagnato durante la lettura di "Odyssea" è stato un senso di delusione. Dopo "Cuore nero", che mi ha conquistato lentamente ma inesorabilmente, "Odyssea" non è riuscita a entrarmi dentro. Ho amato il primo capitolo, sferzante ed energico ma poi, man mano che la magia si insinuava nella storia sotto forma di giochini un po' troppo favolistici per i miei gusti (l'albero che si anima, i ranuncoli che seguono il passaggio della protagonista, la fatina dell'orologio...) ho iniziato a staccarmi dalla vicenda e a leggere il libro da pura spettatrice, senza appassionarmi, a volte addirittura annoiandomi.
E' un peccato perché il romanzo è scritto molto bene e ha diversi tratti originali (un Harry Potter con al centro una figura femminile più adulta e consapevole; un cattivo particolare, un po' borderline; un mondo a sé in armonia con la natura...). La scrittura di Amabile poi è preziosa e semplice al contempo, un connubio davvero difficile da instaurare. 
Il colpo di grazia, lo devo ammettere, me l'ha dato la notizia, appresa dalla pagina facebook dell'autrice, che si tratta di una eptologia: 7 libri! Non si può, davvero non si può. Ormai l'unica saga di quelle dimensioni (e oltre ormai) che continuo a seguire è quella di Shadowhunters. Che non smette mai di coinvolgermi, peraltro (ma in questa sede ho già commentato a lungo i libri di Cassandra Clare).
Insomma, peccato. Non continuerò a leggere la saga di Odyssea e di Wizziewille: non ho grande interesse a sapere cosa succederà tra Jacko e la protagonista e se il mondo magico continuerà ad esistere.
Chiudo il libro e comincio "Incarceron", che non ho ancora letto. Sperando di sognare un po'.

Giudizio da 0 a 5: 3 per la scrittura, sempre alta.
Consigliato a chi: ha amato Harry Potter, legge con passione il fantasy favolistico.
Potresti leggere anche: Seraphina, che mi è piaciuto particolarmente.
Curiosità: Amabile fa l'avvocato, e pare non sia l'unica scrittrice fantasy ad avere una professione così seria e apparentemente in conflitto con ciò che scrive. Ma, come dice Silvana De Mari, dietro al fantasy c'è molto di più di una bella storia fantastica... Riguardo al mio giudizio sul libro: mi sono confrontata con Flavia, mia compagna di avventure scrittevoli, e lei ha un giudizio totalmente contrario al mio, molto positivo. Sarà questione di gusti?